sabato 23 luglio 2011

Dieci Anni

Ci ricordiamo tutti Genova. Quando eravamo ventenni e non capivamo un cazzo del mondo. Tutti avevano solo voglia di fare casino e ostacolare un radioso progresso che sembrava già scritto, inevitabile, palesemente ovvio. Una città a ferro e fuoco, centinaia di persone massacrate, uno che ci ha rimesso la vita. Mi ricordo perchè tutti erano lì. C'erano otto rappresentanti di otto potenze, arrivati a Genova per un pic-nic a discutere su quanti $oldi dovessero migrare da una parte all'altra del mondo per spartirsi la torta. Con i loro calcoli a 13 zeri, con il loro sudicio petrolio. A inventarsi le regole per un gioco che doveva avere, già in partenza, i vincitori designati. I pilastri dell'economia mondiale. Un futuro d'oro, vacche grasse per tutti. Più grasse per qualcuno, più "atletiche" per altri. Ma era inevitabile, il treno correva veloce, le cose dovevano andare così. Cent'anni ancora di prosperità, mutui per comprare auto sempre più grosse e via dicendo; insomma conosciamo la storia... E fuori dai reticolati migliaia di bifolchi in scarpe da tennis chiedevano di tener conto di tutti, sostenevano non fosse così facile, pretendevano una distribuzione equa e sostenibile delle possibilità. Bifolchi cresciuti a canne e bei sogni, concerti e birre da discount. Quei bifolchi avvertivano che (probabilmente) sarebbe andato tutto a rotoli se la ruota della globalizzazione in doppio petto avesse girato solo in un senso. Mazzate.
Oggi. Di quelle otto potenze intervenute cosa rimane? La #1 pochi giorni fa rischiava la bancarotta. Dieci anni di import/export di democrazia e l'amara scoperta di aver puntato tutto su dei manager che distribuivano denaro inesistente. Un'altra se ne sta beatamente adagiata su un sistema politico da basso impero e non riesce a levarsi da un pantano cominciato 30 anni fa. Un'altra ha scoperto che avere 55 centrali nucleari sul territorio potrebbe dar problemi alla salute. L'unica che non era presente quel giorno invece si sta comperando i debiti di mezzo mondo, ingrossando il suo portafogli e il suo arsenale bellico di ora in ora.
La cosa buffa è che, chi sta fiorendo in questo cataclisma generale, lo fa in virtù della ingiustizia sociale promossa e pianificata da altri in quelle giornate di Luglio di dieci anni fa; inquinando, abusando, sprecando. L'alunno supera il maestro e se lo mangia. Eppure doveva essere tutto pianificato bene.
Chi prometteva un futuro glorioso oggi se ne sta tutto compunto a spiegare che nemmeno il presente è troppo certo. Per il futuro si vedrà: i calcoli non tornano più così bene come allora.
Quindi i bifolchi non avevano torto marcio. O mi sono perso qualcosa?

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