martedì 10 giugno 2014

MIaMi?

Siamo tornati al MIaMi. Ci avevamo suonato nel 2008, sembra una vita fa. A noi sembra l'altro ieri. Fu una serata strana quella. Era il 6 di Giugno, venerdì anche allora. Pioveva e non pioveva. All'ultimo la Collinetta (che all'epoca non era ancora di Jack, n.d.r.) è stata trasportata all'interno del Magnolia diventando la Casetta. Non c'era il palco Torcida, c'erano meno bancarelle e il palco Pertini aveva l'immagine di Pertini sullo sfondo. Sul Pertini c'era A Classic Education che si beccarono uno scroscio lungo quasi tutto il loro concerto; ci dispiacque molto, grandissima sfiga. Per noi invece, suonare al chiuso, fu una grandissima fortuna, a dimostrazione del fatto che, per quanto ci si sforzi, non siamo proprio una band che si sposa con il concetto di sole, prati erbosi e venticello fresco. Il pubblico all'epoca raggiungeva cifre diverse, anche se assicuriamo tutti coloro che non c'erano che il livello medio dei gruppi era veramente strepitoso. A rivedere la locandina adesso vengono i brividi. Vabbè. Tutto questo per dire che fu un concerto in realtà caldissimo e sudatissimo. E ci piacque tantissimo. Era il fatto di avere tutti addosso e di navigare in una atmosfera con una percentuale di umidità che neanche nel Borneo.
Tanti anni dopo ci siamo ritornati e siamo felici. Perché, al di là delle polemiche che tanto piacciono all'italico pubblico, il MIaMi rimane il festival più importante dello stivale, per quelli dello stivale. Importante per chi suona e importante per chi ascolta, o passa per caso, o si sbronza, o non gliene frega una benemerita. Insomma tutti lì a farsi i fattacci propri e ascoltare una pletora infinita di nomi più o meno noti.
Anno scorso ci era stato promesso da Carlo Pastore in persona che avremmo calcato uno dei palchi, perchè sarebbe stato il decennale e perchè ci teneva. Fa specie pensare che poi Carlo è un personaggio della TV conosciuto oggi anche da chi (forse) non ha mai visto un concerto vero in vita sua. Ma tant'è. L'abbiamo conosciuto a Castellina Marittima (LI) nel 2003 Carlo Pastore. Era un giovanotto dalle belle speranze che scriveva per questa neonata webzine: rockit. Era venuto al banchetto per prendere un CD di "battlefields in an autumn scenario" e il nostro fonico dell'epoca (Simone Mambrini, n.d.r.) gli aveva pure risposto in malo modo, facendogli presente che il CD lo doveva pagare e che non si era lì per distribuire CD gratis ai primi arrivati che scrivono per una webzine da 50 click al giorno. Errori di valutazione, ci si ride su. E' per dire che Carlo poi di musica ne mastica da tempi non sospetti (si sapeva già), che mantiene ciò che promette e che i concerti se li vede per davvero. Al MIaMi, per forza di cose, credo si veda una infinità di mezzi-concerti. Sarà anche "uno della TV" ma non ha il dono dell'ubiquità. E poi Sandro Giorello, che ci telefona e ci obbliga ai turni forzati perchè "un gruppo come voi deve fare il soundcheck, sennò che senso ha?". Li abbiamo fatti volentieri, i turni forzati.
E' cambiato molto il MIaMi. O forse è cambiato il pubblico. Anzi, sicuramente è cambiato il pubblico. E forse siamo cambiati anche noi. Non sono state molte le cose che ci hanno rapiti. Di certo gli Appaloosa vincono per la carica, Spartiti per la grazia e l'alto valore di contenuti, Bologna Violenta perché è Bologna Violenta e fine delle discussioni. Alcune altre cose ci sono sembrate non eccezionali, altre ancora le abbiamo trovate bruttine, un paio a dir poco imbarazzanti (questione di gusti eh, non ce ne vogliate). Noi, per noi, speriamo di aver fatto un buon concerto. Ma questo era solo venerdì.
Insomma, che cos'è il MIaMi? Forse non sono molti quelli che, come noi, continuano ad ostinarsi (evidentemente sbagliando) a volerci vedere un festival di musica indipendente. Che poi è una definizione che non ha senso, o serve solo per alimentare la polemichetta che aumenta i click. Tanto che, da un buon numero di edizioni, la "Musica Indipendente a Milano" è stata sostituita dalla "Musica Importante a Milano". Una dichiarazione di intenti. E in ogni modo il tag "importante" ha anche meno senso di "indipendente". Al MIaMi il peso delle produzioni si fa sentire, oggi più che mai. E forse va bene così. Fintanto che ci sarà un piccolo posto per qualcosa di trasversale, di anomalo, di diverso dalla richiesta pressante di musica di facile consumo varrà la pena di esserci al netto della disparità di pubblico (pienamente comprensibile e, alla fine dei discorsi, molto poco importante). In un universo ristretto come il pubblico dei concerti in Italia, "inquinarsi" a vicenda non è ancora reato. Magari è l'unico motivo plausibile per cui il MIaMi è riuscito ad arrivare alla decima edizione che - se ci si pensa bene - non è cosa da poco.
"... minchia, ma voi siete quelli che hanno cantat' sulla Collinett' alle novemmezz'?"
"... ehm, sì. Abbiamo cantato... sulla Collinetta."
"... quanto mi siete piaciuti, ammazz' che bravi, io mica vi conoscevo..."
"... beh sì, grazie. Noi ci teniamo a cantare bene..."
Alla fine è tutto qui. E' poco. E' tantissimo. E' tutto.

Nessun commento: